Gran Trail Courmayeur 105km 7000mt, secondo anno consecutivo di partecipazione a questa corsa che considero la più bella per paesaggi di quelle ad oggi fatte. Quest’anno la posta in gioco, che per me è sempre essere finisher, è stata molto più sfidante e sudata rispetto all’anno scorso.
Prima gara dopo la rottura del legamento astragalic
o alla MIUT, poco allenamento, caviglia ancora in rodaggio ma voglia, tanta voglia di farmi questa lunga gita. Salita al Deffeyes perfetta con tempistica inferiore all’anno scorso (grazie Luca Castiglioni del caffè, Petosan è sempre più da cartolina!) discesa a La Thuile un incubo, caviglia dolorante, con tanto di storta su caviglia infortunata o sfortunata. Blackout. Dolore, medito il ritiro, uno straccio. Al ristoro Luca Castiglioni e Simona Morbelli mi invitano a provare a proseguire fino a Youlaz. Simona mi ordina di alzarmi e correre quando appoggio la testa sul tavolo. L’ho benedetta per tutta la gara. Il pezzo fino al ristoro di Youlaz l’ho fatto in crisi, passo da gita della domenica, per me la gara sarebbe stata oramai una scampagnata. Quind
i pioggia, il dolore alla caviglia inizia a diventare un ricordo, il passo aumenta, così come la voglia di fare bene. Riprendo a crederci. Ritrovo il mio amico Davide Gottardello al Mont Fortin mentre mangia carne simmenthal, proseguiamo insieme attraversando diversi nevai. Davide ha fatto un’ottima gara, sono felice per lui. In quota vento freddo, ma a me piace. Ho deciso di preservare la caviglia camminando i pezzi tecnici, con molti sassi, correndo il resto; funziona! Spunta un po’ di sole prima del Rif. Elisabetta, due chiacchiere con Fulvio Massa e riprendo la salita che mi porta a maison vieille, piove, temporale. Si scatenano i fulmini nel punto più esposto e roccioso del tracciato: cosa fare? Scappare alla svelta!!! Arrivo a Courmayeur, mi cambio, mangio e riparto per fare gli ultimi 30km e 2000 mt di dislivello. Sono le 23:30, ci sono le stelle, la salita al Bertone non perdona, per me durissima. Rinasco a nuova vita sulla balconata verso il Bonatti, corro, sto bene. Mi piace sempre osservare le tante mucche che ci guardano con occhi perlati per il riflesso della luce della frontale. Arrivo al ristoro del Malatrà Giue’ verso le 3, il pezzo successivo mi ricorda il TOR. Si alza il vento, giacca e guanti prontamente indossati. Dal Col S apin si vede Courmayeur ancora nella notte, proseguendo albeggia sul Monte Bianco, mi fermo incantato. L’arrivo è per le 6:27, dopo poco più di 23h dalla partenza, abbasso il tempo dell’anno scorso, 90 posizione. Sono felice! Non ci contavo. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato in questi mesi e incitato a non mollare.